I rifugi dovrebbero servire da rifugio soprattutto nel periodo invernale e quindi è assurdo che siano chiusi. In Svizzera solitamente sono aperti, anche se non costuditi; ricordo un traversata scialpinistica dell’Oberland Bernese con pernottamento alla Konkordiahutte ed alla Hollandiahutte in cui addirittura abbiamo potuto riscaldarci perché i rifugi erano dotati di stufa e legna. Lo stesso mi è capitato alla Langfluehutte e alla Capanna Corno. Per altro ritengo giusto che si debba pagare qualcosa per il servizio prestato: in Svizzera c’è la classica cassettina con le bustine in cui mettere i soldi e su cui scrivere i nomi; in Italia, per i rifugi di proprietà CAI, solitamente è richiesto di spedire i soldi alla sezione proprietaria. Purtroppo mi risulta che questo accada raramente, come dimostra un fatto capitatomi personalmente. Nella primavera del 1995 io, Monica e Giò (che stava svolgendo il servizio militare a La Thuile) andiamo a fare il Rutor, da La Thuile appunto. Sabato nel tardo pomeriggio saliamo al rifugio Deffeyes con moltissima neve e non poche difficoltà. Arriviamo al rifugio all’imbrunire e pernottiamo nel locale invernale, ampio e ben tenuto. Un cartello richiede per il pernottamento £ 5.000 a persona, da inviare alla sezione proprietaria di Aosta. Cosa che puntualmente facciamo il lunedì successivo. Qualche tempo dopo, Giò, che prosegue il suo periodo di ferma, riceve in caserma l’annuario del CAI Aosta e leggendolo si imbatte nei nostri tre nomi: in un articolo sulla situazione dei rifugi in inverno, veniva citato l’esempio del Deffeyes. In tutta la passata stagione scialpinistica solo in tre avevano pagato il pernottamento: Monica, Giò ed il sottoscritto!
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