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Servizi di Luca Manghera
SERVIZIO 20 AGOSTO 2007 Dopo la tragedia dei due ragazzi svizzeri di 19 e 24 anni, rinvenuti senza vita in Val Fredda martedì scorso, si apre nuovamente un fronte di discussione sulla sicurezza all’interno del Parco Nazionale della Val Grande. Argomento è l’annosa questione della copertura telefonica nell’area protetta e la pericolosità di alcune zone. Dalle file degli operatori del soccorso c’è chi contesta la scelta dell’Ente di promuovere il carattere selvaggio dell’area, che spingerebbe alla ricerca dell’avventura, senza le dovute precauzioni e informazioni. In più, si lamenta l’impossibilità di usare i telefoni cellulari in gran parte del Parco e di in qualche modo registrare i visitatori e i loro itinerari. Un problema già affrontato dall’Ente con un ciclo di incontri nel marzo scorso, da cui era scaturita una serie di ipotesi di intervento, come l’installazione di segnalatori d’emergenza nei bivacchi, la mappatura delle aree coperte dalla telefonia mobile, o il noleggio di rilevatori GPS. Ipotesi ancora in fase di studio, in alternativa alla realizzazione di una rete di antenne e ripetitori telefonici, che il Presidente del Parco Val Grande Alberto Actis ritiene irrealizzabile per l’incompatibilità con lo spirito di un parco nazionale e per la sicura impossibilità a reperire un gestore telefonico che investa centinaia di migliaia di euro, a fronte di un ritorno commerciale quasi nullo. Sotto accusa, poi, i siti internet non ufficiali che parlano della Val Grande, a volte dipingendola come un luogo alla portata di tutti. Actis ha annunciato che intende segnalare la questione al Prefetto del VCO: il pericolo è che chi legge non si renda conto dei rischi e delle difficoltà che si incontrano nell’area selvaggia più grande d’Italia. Il che, forse, è proprio quello che è capitato ai due ragazzi svizzeri. SERVIZIO 21 AGOSTO 2007 Dopo la copertura telefonica dell’area protetta la discussione sulla sicurezza del e nel Parco Nazionale della Val Grande si sposta sulla tracciabilità dei visitatori. In più occasioni gli operatori del soccorso hanno infatti chiesto che il Parco si attivasse per registrare gli escursionisti che vi accedono. Una pratica ad esempio obbligatoria nei parchi americani. Attualmente l’unica possibilità di lasciare traccia del proprio passaggio in Val Grande è firmare uno dei registri che si trovano all’interno dei bivacchi allestiti dall’Ente e posizionati in modo tale da essere ciascuno raggiungibile in circa due ore di cammino. Purtroppo va rimarcato che a volte questi registri diventano oggetto di atti vandalici o addirittura di furti, a dimostrazione dell’inciviltà di alcune persone. Complicata è comunque la questione della eventuale registrazione all’ingresso del Parco: i punti d’accesso sono infatti numerosi, e l’unica soluzione che appare come realizzabile in tempi brevi, ovvero mettere i registri anche in questi luoghi, sconta per l’appunto lo stesso problema del vandalismo. Per aggirarlo - almeno parzialmente – i registri potrebbero essere collocati all’interno di uffici turistici, municipi, pubblici esercizi. Resta però il fatto che ad oggi non esistono norme o leggi che possano obbligare gli escursionisti a registrarsi e a depositare il loro itinerario. Attivarsi in tal senso rischierebbe quindi di diventare un problema legislativo, con i tempi che esso inevitabilmente comporterebbe.
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