Quando muore qualcuno, soprattutto se giovane e con la nostra stessa passione di andare per montagne, la cosa colpisce sempre molto. Credo però che l'ondata emotiva che giustamente ne sorge non debba essere la base sulla quale prendere provvedimenti, che altrimenti risultano appunto emotivi e poco razionali. Da cosa è spinto chi viene in Valgrande, se non proprio dalla curiosità e dal desiderio di esplorare un luogo abbandonato da decenni e per questo più ostile, ma per questo attraente? Se lo si inizia a irregimentare con regole e regolette, fra l'altro di dubbia utilità, si toglie proprio quel fascino che spinge i più curiosi da tutta Europa a frequentare la Valgrande e le montagne. Lo si omologa a tutto il resto, si sminuisce una cosa bella. Al di là dell'aspetto turistico, io desidero che le cose belle rimangano belle.
Dagli ultimi due casi di soccorso cosa si desume? Che la gente si comporta in modo scriteriato per andare in montagna. Non una regola, ma il buon senso dice che bisogna lasciar detto quale sarà il proprio itinerario (in Valgrande o altrove). Lo stesso per l'insulina da portarsi dietro se sei diabetico, l'equipaggiamento ecc. ecc.. Possiamo anche mettere la regola che rende obbligatorie queste cose, poi tanto diventa come la regola dell'ARVA che è obbligatorio per legge ma tanto nessuno controlla (e meglio, visto che è una regola stupida, non come contenuto, ma per il fatto di essere posta come regola assoluta e in qualche modo risolutiva). Adesso vogliamo aggiungere il gps obbligatorio per l'estate? Mi vedo già i prossimi manualoni del CAI sull'escursionismo con la dotazione obbligatoria del GPS, e chi non ce l'ha diventa uno scriteriato. Ma fatemi il piacere! Un nuovo modo di rendere innaturale l'andar per monti della gente, e di rendere innaturale il rapporto dell'uomo con la natura. E poi in una serena domenica di settembre, con migliaia di visitatori del parco, cosa facciamo? Mi immagino già una costosissima sala operativa con uno schermo pieno di duemila pallini rossi lampeggianti dai quali non si capisce niente! Mi pare che il signore dell'Italia dei Valori, sarà anche valligiano, ma dell'andar per monti non capisca granché.
Quello che ci vuole è l'educazione della gente che frequenta le montagne, in modo che con libertà e responsabilità (parole di cui ormai il significato oggi quasi è perso, nel mare di regole e regolette imposte dalle istituzioni e dalle convenzioni sociali) possano scegliere dove andare e come andarci.
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